Come intelligenti formiche operaie,
senza i fari mediatici e nel mezzo del terrorismo di Boko Haram,
le donne di Koza in Camerun trasformano e migliorano la loro società

Proprio mentre la Regione Veneto ci comunicava che avrebbe contribuito con 40.000 euro ad un nostro progetto di cooperazione internazionale, nella zona prevista per la sua realizzazione succedevano due tristi eventi: il presidente dell’ONG camerunese Tammounde che avrebbe realizzato il progetto, l’amico Adama Lounge, passava alla vita eterna e contemporaneamente si infiammava la tragica presenza anche in Camerun dell’ISIS africano, chiamato Boko Haram.

Invece ce l’abbiamo fatta. Nonostante il pericolo di attacchi suicidi e di rapimento di europei, ci siamo recati due volte nella zona rossa della Regione Estremo Nord Camerun, perché era proprio lì il luogo di realizzazione del nostro progetto, il Comune di Koza. Un grande grazie al Ministero della Difesa del Camerun che, comprendendo il senso della nostra presenza, ci ha fornito sempre la scorta armata. Grazie anche al giovane neodirettore di Tammounde, Jean Bosco Ndjock, che, ancor più di noi, ha creduto in questa importante azione umanitaria e ha messo e mette pure lui a rischio la sua vita per questa causa.

E’ dal Comune di Koza, alla frontiera con la Nigeria, abitato da 120.000 persone (266 abitanti a chilometro quadrato, più della Pianura Padana), di etnia Mafa, docile e laboriosa, che un paio di anni fa, attraverso il nostro partner locale Tammounde – Speranza, ci pervenne la richiesta di aiuto.

Da un lungo percorso storico di sensibilizzazione operato dalla Chiesa Cattolica anche in questa remota località, sono sorte numerose cooperative, specialmente femminili. ‘Cooperative’ perché, se si rimane soli, c’è ben poco futuro. Coltivare miglio, sorgo, fagioli rampanti, foleré, arachidi nei pochi spazi pianeggianti e nei molti anfratti fra le rocce affioranti, può facilmente non essere sufficiente non solo per guadagnare qualche gruzzolo per comprare sapone, vestiti e pagare la scuola ai figli, vendendo il surplus del raccolto, ma a volte neppure per mangiare a sufficienza, viste le bizze climatiche che sempre più spesso non portano le piogge nella giusta quantità e nei giusti momenti durante l’unica breve stagione piovosa. Ecco perché è meglio unirsi in gruppo.

Insieme a Tammounde, noi di Incontro fra i Popoli abbiamo dato forma progettuale alla domanda di aiuto delle donne e in Italia abbiamo teso la mano per avere un contributo finanziario. Ora il progetto è concluso.

Il nostro grazie a quanti hanno creduto in Incontro fra i Popoli e hanno dato il loro contributo. Grazie anche a Tammounde, al suo direttore e ai suoi sei animatori – alfabetizzatori. Grazie al sindaco di Koza, Ndjida Takoudama, che ha sempre favorito l’iniziativa, fiero di avere cittadini italiani che si avventurano perfino nel suo territorio, così forzatamente ora ancor più isolato a causa del terrorismo, inatteso, non voluto e venuto da fuori.

Tre sono le opere realizzate, una visibile, due invisibili.

Due ‘Case della donna’, una a Gouzda Makanday e l’altra a Gouzda Wayan. Due nuovi edifici di 20×8 metri, proprietà delle Cooperative di donne, a loro disposizione come luogo di incontro e magari di stoccaggio dei loro prodotti agricoli.

Un corso di alfabetizzazione in francese replicato in cinque località diverse e frequentato da circa 500 donne analfabete, entusiaste più che mai di scoprire tutto un mondo con cui convivevano, ma ignoto. E’ un corso triennale, con quattro alfabetizzatori pagati da Incontro fra i Popoli il primo anno, dal Comune di Koza per i due anni successivi (c’è già la delibera del Consiglio Comunale).

Perché alfabetizzare delle donne analfabete in una lingua sconosciuta come il francese, piuttosto che nella loro lingua conosciuta? Conoscere solo la lingua‘Mafa’continuerebbe ad isolare le donne ineluttabilmente in un territorio di soli ventimila chilometri quadrati!

Il percorso metodologico è previsto in tre tappe: comprendere, parlare, scrivere. Innanzitutto capire cosa dice l’altro in una lingua europea che, volere o no, è l’unica che unifica il Camerun sul piano linguistico, visto che ci sono circa 160 lingue autoctone. E poi saper rispondere. Infine superare il grande ostacolo della scrittura a partire da quanto è difficile fare l’asta della t e il cerchio della o.

Terza grande realizzazione: il microcredito a quindici cooperative femminili scelte fra il centinaio presente nel territorio. L’incontro di avvio di questa importante attività è stato tenuto a Koza nell’ottobre scorso da Leopoldo Rebellato, presidente di Incontro fra i Popoli. Erano presenti un’ottantina di donne nella sala consigliare di un municipio circondato da quindici militari con fucili e mitragliatrici. Ogni cooperativa era presente con una scheda dettagliata di un suo progetto, per la realizzazione del quale chiedeva a Incontro fra i Popoli un capitale di avvio, assicurandone la restituzione entro tempi certi e definiti. Nel periodo fra la consegna del credito e quello del suo ritorno, le donne garantiscono una conduzione corretta del loro progetto, fino ad accumulare una riserva monetaria pari al montante avuto in prestito, e tale nuovo montante sarà il capitale che permetterà loro di avanzare nel tempo.

Sono state concesse somme da quattrocento a ottocento euro ad ognuna delle quindici cooperative.

Tutti i quindici progetti presentati dalle donne riguardavano l’attività principale che la cooperativa già realizzava, ma che intendeva potenziare, così da permettere a se stessa e alle sue socie una ‘sicurezza finanziaria’. Un gruppo ha come progetto il potenziamento della cultura di cipolle, un altro l’ampliamento della produzione di tessuti, un terzo si avvia alla produzione e commercio di bignè da vendere al mattino come colazione. Tutte le altre cooperative si prefiggono lo stoccaggio di cereali: il loro acquisto nel momento della bassa del prezzo, la loro conservazione e la rivendita nel momento dell’aumento del prezzo. Un sacco di miglio (con cui fare la polenta quotidiana) in ottobre costa 7.000 franchi; in maggio lo si vende anche a 17.000 franchi.

Il progetto è finito e sono pronti i carteggi da inviare alla Regione Veneto per dire che abbiamo realizzato quanto previsto ed abbiamo utilizzato correttamente i soldi pubblici e privati che ci sono stati affidati.

E’ pure pronta una sintesi di quanto fatto, che è questo articolo, per tutti gli altri, singoli, enti, gruppi, che hanno dato anche loro un contributo.

Ma la realizzazione di un progetto di cooperazione internazionale non è che una gestazione che si conclude con la nascita. Ora che il progetto è concluso … il progetto inizia. E’ da questo momento che le donne di Koza, accompagnate dagli animatori di Tammounde, si avviano a produrre un nuovo futuro nel loro territorio, acquisendo nuovo benessere materiale (nutrizionale ed economico) ed immateriale (soggettività civile e sociale).

Vi saremo sempre vicini, donne di Koza.