New York 1, Londra 1, Madrid 1, Parigi 2. Chissà perché proprio a Parigi due attentati. Roma 0, ancora per poco.

Altrove quante volte? Quante volte a Beirut (40 morti il giorno prima di Parigi 2), Damasco, Maiduguri (dov’è?), Maroua (un’altra sconosciuta)?

La metastasi di questo cancro che tormenta il mondo dall’inizio del terzo millennio compare sempre più spesso anche nel cuore del mondo perbene, del mondo che conta, di quel mondo che ne è in profondità storicamente, economicamente, politicamente e militarmente la causa remota. I paesi di origine dei terroristi non sono famosi per le fabbriche di armi!

Ma questo cancro, solo quando appare nel mondo occidentale fa scalpore, fa notizia e i dettagli dell’orrore fanno il giro del mondo. Quando invece i bubboni di morte mietono vittime in Siria, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Kenya, Nigeria, Camerun … non è Europa o America, non sono dei nostri, non siamo noi. Perché interessarci degli eccidi fuori dai confini dei popoli dalla pelle chiara? È l’umanità i cui dettagli di sofferenza non interessano.

La matrice è evidente: gli uccisori di Parigi hanno gridato “Dio è grande”, ma poiché l’hanno detto nella loro lingua materna, l’arabo, allora sono musulmani. Quindi matematicamente: buttiamo fuori tutti i musulmani e saremo di nuovo un’isola felice! E rimpatriamo anche tutti i neri e gli olivastri poco istruiti e provenienti da paesi insignificanti! Teniamoci solo ingegneri e tecnici che vengano da zone di guerra.

Finché noi ‘Europei’ (meglio ‘Occidentali’) non riconosciamo di essere società multiculturale, multietnica, multireligiosa, saremo vittime sempre più appetibili del terrorismo. Finché pensiamo che il nostro sistema economico e finanziario possa continuare a reggersi sulle rapine e sui furti di beni di altri popoli, verso i quali poi, da buoni samaritani, offriamo cerotti di cooperazione e solidarietà internazionale, saremo responsabili del proliferare della metastasi del terrorismo internazionale.

Qualche giorno fa a La Valletta, capitale di Malta, si sono trovati sessanta capi di stato: i paesi europei più colpiti dall’ondata migratoria e i paesi africani più soggetti alla diaspora verso l’Europa. Obiettivo per i primi: sradicare la povertà … così non migrano più verso di noi. Obiettivo per i secondi … ma quali obiettivi possono concepire i capi di paesi africani dove arriva al potere solo chi sa rubare e corrompere di più?

Comunque sia, come novità, per togliere le cause dell’esodo verso di noi, l’Europa ha promesso 180 miliardi di euro, quelli che già aveva stanziato come FED (Fondo Europeo per lo Sviluppo). Praticamente dà con la mano sinistra ciò che aveva promesso di dare con la mano destra.

Nel nostro piccolo, noi di Incontro fra i Popoli, per sradicare la povertà, effetto ultimo e nello steso tempo prima premessa per lo sradicamento del terrorismo, abbiamo come obiettivo lo sviluppo e la promozione delle potenzialità delle persone e dei popoli.

In Asia (Nepal e Sri Lanka) e in Africa (Congo R.D., Ciad e Camerun) Incontro fra i Popoli è a fianco di ONG del posto a vocazione socio-umanitaria, di imprese cooperative che generano una propria economia, di Chiese che promuovono i diritti umani e il recupero delle fasce sociali deboli. Incontro fra i Popoli va anche nelle zone dove il terrorismo genera stragi e morti, cruente e dolorose, seppur non degne dei nostri telegiornali.

In Europa, a partire dal centinaio di scuole che chiedono i nostri interventi di Educazione alla Cittadinanza Mondiale e dalla popolazione dei territori italiani e rumeni dove è presente, Incontro fra i Popoli promuove conoscenze, dialogo, amicizie, convivialità.

E questo da 25 anni.

Incontro fra i Popoli ONG onlus

Leopoldo Rebellato presidente

cultura@incontrofraipopoli.it

0495975338