Testimonianza di Michele Guidolin, direttore di Incontro fra i Popoli ONG onlus

Sedici giorni, due Paesi, il Ciad e il Camerun. Questo il ritornello ricorrente in tutte le relazioni con parenti, amici e colleghi di amministrazione di Loria e della Marca Occidentale nelle due settimane antecedenti domenica 18 ottobre, il giorno della partenza. Nonostante si tratti della mia quinta esperienza in terra africana e viaggi in compagnia di Leopoldo Rebellato, presidente dell’Organizzazione Non Governativa “Incontro fra i Popoli”, lui da 35 anni in giro per il mondo a scopo di solidarietà internazionale, qualche ansia in più del solito non manca. Si va infatti nelle zone tragicamente colpite dagli attentati kamikaze e i sequestri dell’organizzazione terroristica jihadista Boko Haram. Zona Rossa, fortemente sconsigliata agli Occidentali. “Non partite!” – il messaggio recapitatoci dall’Ambasciatrice Italiana.

Bologna – Casablanca – N’Djamena nel Ciad. Qui incontriamo Carmelle, ragazza brillante ma orfana, al secondo anno di Scienze dell’Educazione: i suoi studi da nove anni sono resi possibili dal programma di Sostegno a Distanza di Incontro fra i Popoli. Si fila via in bus e dopo 250 km si è a Bongor dove ci attende Caprosec, associazione ciadiana che gestisce in loco tutto il nostro programma di sostegno all’infanzia.

Martedì 20 ottobre, dopo mezz’ora di traversata con piroga a motore del fiume Logone, maestoso in conseguenza della stagione delle piogge che viene a terminare, è già Camerun. Visitiamo gli uffici e incontriamo il personale del Comitato Diocesano di Sviluppo e delle Attività Sociali e Caritative di Yagoua con cui già collaboriamo. Nei giorni successivi abbiamo a che fare pure con quelli di Maroua, Garoua e Ngaoundéré, coprendo tutte le quattro Diocesi del Grande Nord Camerun, una delle zone più in difficoltà del continente africano ma chiamata ad accogliere decine di migliaia di profughi provenienti dalla Nigeria. Solo il campo di Minawao, gestito dall’ONU, dove ci fermiamo per qualche istante: ne ospita 47.000. Tanti, troppi, donne e bambini; sei scuole e un ospedale allestititi all’interno.

Obiettivo della visita ai Comitati Diocesani, era quello di creare sinergie, per cogliere, in favore della popolazione e dello spirito di mutua solidarietà e cooperativismo che la caratterizza.

Ci hanno interessato anche le opportunità offerte localmente dall’Unione Europea. Durante il viaggio ci relazioniamo infatti anche con le delegazioni locali e la sede centrale del’Unione Europea nella capitale Yaounde: sviluppo rurale, idraulica e stimolo all’imprenditoria i campi di collaborazione passata, presente e futura.

A Maroua, capoluogo dell’Estremo Nord Camerun, apriamo una nuova collaborazione con l’associazione Aldepa, riconosciuta come ‘l’avvocato dei bambini e delle donne’.

Ulteriore obiettivo della missione era infine quello di valutare il partenariato con l’associazione Tammounde – Speranza, con cui collaboriamo da sei anni e che, a nostro nome, sta concludendo due progetti.

Il primo, cofinanziato dalla Chiesa Valdese, ha permesso la costituzione di tre piccole imprese: una di fabbri, una di allevatrici di pecore e una scuola primaria che si fa pure impresa di produzione di prodotti da Moringa Oleifera. Quest’ultima, beneficiaria pure di un pozzo d’acqua a energia solare, 8 toilette e un percorso di animazione per insegnanti e 600 alunni sull’acqua potabile elemento di qualità della vita, vede gli alunni di quinta e sesta elementare prendersi cura di due piantine ciascuno. Piantine che fra un anno saranno sicura fonte di auto-finanziamento per la scuola.

Il secondo progetto, cofinanziato dalla Regione Veneto e sostenuto da una pluralità di enti e privati, vede l’alfabetizzazione in francese di circa 500 donne, la costruzione già conclusa di due ‘case delle donne’, il potenziamento nella capacità di produzione di reddito di 15 cooperative femminili, cui è concesso un microcredito. Tutte cooperative dedite ad attività agricole o artigianali.

“Non bisogna prendere paura del terrorismo – concludono Guidolin e Rebellato – . “La nostra presenza ha dato coraggio alla gente ed agli amministratori locali, sia nel fronteggiarlo, che nell’impegnarsi a generare un futuro migliore a partire dalle proprie risorse umane e naturali”.