Difficile poter dire di aver visto l’Expo di Milano. In una giornata a mala pena riesci a vedere un po’ più di un terzo. Piantina in mano, ci siamo creati un percorso ad hoc: i paesi deboli e quelli più forti nella geopolitica economica. Eravamo una dozzina di persone.
Gli adolescenti sono rimasti abbacinati dalle fantasmagorie architettoniche e multimediali. I giovani, più curiosi che mai di vedere e capire il più possibile, si ponevano sempre più domande critiche. Chi aveva passato i 50 anni non ha trovato proprio nulla di nuovo, nulla che si proiettasse verso un futuro diverso dall’attuale ingiusta distribuzione dell’alimentazione dell’umanità, che era il tema della magnificata Esposizione Universale. L’Expo sembra più che altro una macchina per incentivare l’operato delle multinazionali a discapito dei locali e quindi ad aumentare il consumismo di massa. E i paesi più poveri, specialmente l’Africa, appaiono vestiti di un finto benessere, che non aiuta certo i visitatori a capire le loro reali condizioni.

Ma andiamo con ordine.
Il Padiglione Zero è un’incantevole apertura a quanto ci si può attendere poi. Nepal, Corea del Nord, Romania, Messico, Ecuador, Marocco: tutti proiettati con giusto orgoglio a magnificare le bellezze del proprio paese, con particolare attenzione alla produzione alimentare e alla cucina. Come bellezza, fra questi ed altri paesi geopoliticamente “collaterali”, primeggia l’Angola, unica nazione subsahariana con un padiglione proprio. Tutti comunque accomunati dal risultare alla fine ottime vetrine di agenzie turistiche, promozionali del proprio paese.
Una miriade di altri paesi “collaterali” è poi presente nei cosiddetti “cluster”, agglomerati di nazioni che non hanno potuto o voluto avere un padiglione proprio. Si va da altre splendide vetrine turistiche, come quelle dei paesi caraibici, a squallide bancarelle di elefantini in legno e altri oggetti souvenir, presenti ormai anche nelle fiere di paese, come quelle del Congo RD.
Fra i paesi più forti, come splendore multimediale brilla in assoluto Israele. Peccato che si presenti come il salvatore del mondo sul piano alimentare e soprattutto che nasconda il suo vero approccio ai prodotti geneticamente modificati e i suoi problemi di conflitti etnici e religiosi. Arriva addirittura ad affermare che è l’unico paese al mondo dove le tre grandi religioni monoteiste “convivono”!

Se l’Austria ha detto poco a noi abituati ai boschi delle Alpi, la Svizzera è stata il top della sensibilizzazione ecologica. Attenzione dice la Svizzera: le riserve possono finire e questo dipende anche da te. Attenzione: di risorse ce n’è per tutti, ma se tu prendi troppo, altri restano senza.
Fa eco la Germania con una varietà di tecniche di comunicazione multimediale che la fa essere prima in assoluto. Padiglione da visitare con calma e con tanta curiosità. Parla con elogio perfino di un paio di ONG tedesche. Ma come: lo Stato tedesco presenta con fierezza un manipolo di suoi cittadini organizzati che benevolmente accompagnano verso mete di sostenibilità ambientale i paesi più emarginati! Lo facesse anche l’Italia! Avesse potuto la nostra piccola-grande ONG “Incontro Fra i Popoli”, che rende più bella la vita a circa due milioni di persone nel mondo, aver avuto anch’essa la sua pubblicità gratuita.
Per la verità c’era un’ONG, addirittura con un padiglione tutto suo. Una sola ONG ha potuto avere così tanti soldi; ovviamente un’ONG statunitense, con sedi anche in Italia: quella più presente in TV con gli spot che … “Solo tu puoi salvare questo bambino, subito, subito”. Una pubblicità che va contro ogni parametro etico che abbiamo noi del settore umanitario e che fa sembrare noi “ricchi” i salvatori dei poveri, invece che con-causa della loro povertà!
Concludiamo con il “Future Food District”, il supermercato alimentare del futuro. Basta toccare il tappo di una bottiglia di vino e sullo schermo prospiciente ti appare prezzo, origine, qualità organolettiche, calorie, componenti, ecc,ecc. Abbiamo toccato anche una stecca di cioccolato ed è apparso: “ prodotto in Italia”. Mai visto in Italia gli alberi di cioccolato o meglio gli alberi di cacao e le canne da zucchero. Ma che ti poni queste domande! Ti basti sapere che è buono e che costa poco! Che vuoi interessarti dei contadini sfruttati del Camerun, del Brasile, della Costa Rica! Che te ne frega di questo! Questa è un Expo Universale. Vivi la festa. Viva il Carnevale. E soprattutto non guardare dietro le quinte.

di Leopoldo Rebellato