Testimonianza di Michele Guidolin (viaggio di Cooperazione in Congo RD)

Goma foto Leo

Grigio come Kinshasa, nero come Goma, verde come Bukavu, azzurro come il lago Tanganica, ventitre giorni intensissimi, da un estremo all’altro della Repubblica Democratica del Congo, dal ricevimento ufficiale con ambasciatori e dirigenti dell’Unione Europea, allo scambio umano nelle capanne di fango e nei fondovalle con vedove ed umili contadini, dalla scoperta delle espressioni di società civile locale, all’incontro con gruppi di donne e giovani imprenditori, con paesaggi da paradiso, turbati da guerre e massacri. Questa è la mia straordinaria esperienza africana, alla soglia dei venticinque anni.

Dell’abominevole capitale Kinshasa come non portare nel cuore i tantissimi quartieri degradati, spesso privi di acqua, corrente elettrica, strade, servizi più basilari, nonché il dramma della fame, ma anche la possibilità di forte servizio ai più deboli ed alla società tutta, a fianco dell’Università Cattolica, o la lezione di politica a Kasangulu. Bizzarro è stato trovare, in un paese ove lo stato latita, la corruzione è prassi, democrazia e diritti umani sono quotidianamente calpestati, una sindaco che in pochi istanti accoglie attorno ad un tavolo oltre che noi rappresentanti di Incontro fra i Popoli e dell’Università, diverse e distinte espressioni della società civile locale, permettendone un sereno e costruttivo scambio. Trasparenza, partecipazione, corresponsabilità, cittadinanza attiva e servizio, non dovrebbe essere questa la politica, quella che demarca i sudditi dai cittadini?

E poi Goma … il deprimente colore nero della terribile colata vulcanica del 2002 e il terrore dei vicini massacri e della guerra che mai sembra aver fine, in funzione di un’instabilità da cui escono vincitori i grandi interessi energetici e minerari occidentali e gli egoismi delle piccole nazioni confinanti, sulla pelle delle inermi popolazioni locali ed alla faccia di truppe ONU, tanto numerose quanto prive di mandato teso a tutelare la gente. Emozionante è stato lavorare fianco a fianco con maître Dunia, avvocato di fama internazionale, e il PDH, dedito alla promozione della democrazia e alla protezione dei diritti umani, nonché approfondire la conoscenza dell’associazione Muungano.

Ed ancora Bukavu, con i suoi meravigliosi panorami del Bushi e le sue due preziosissime gemme: il CAB e il PEDER. Pagine e pagine potrebbero essere scritte nei confronti di queste due realtà di cittadini congolesi impegnati per il proprio popolo, in particolare per i più deboli. Il CAB lo paragono ad una sorta di ‘Ministero dello Sviluppo’, tanti sono gli ambiti in cui interviene: acqua, agricoltura, allevamento, artigianato, formazione e animazione, strutturazione di gruppi di base e cooperative. Fisso rimane il ricordo di 20 giovani che, riunitisi in cooperativa, trovano, nella coltura del riso e nell’animazione del CAB, la rivincita alle malattie dei bananeti e della manioca. E suor Francesca, accento casertano all’ennesima potenza sia che parli italiano, francese o swahili, è la ‘mamma’ del PEDER, una struttura partner di Incontro fra i Popoli dal 2000, squadra straordinaria a continuo servizio di più di mille bambini di strada. Le mie prime lacrime congolesi alla lettura di benvenuto, in uno dei loro quattro centri, di uno dei loro meravigliosi bambini. Un grazie particolare a Leopoldo, che ha voluto lo accompagnassi in questo viaggio e che una sera mi ha spinto a vivere una delle esperienze più belle della mia vita: l’incontro notturno con i bambini di strada, vittime di guerra e miseria. Occhi svegli, intelligenza unica, uniti in bande per farsi forza l’un l’altro, muniti di un po’ di ‘fumo’ (sulla strada sennò non sopravvivi!).

Che dire poi dei tanti bambini sordo-muti del Centro Betania di Uvira e dei loro straordinari insegnanti che, nonostante le difficoltà dei loro piccoli speciali allievi, riescono a donare loro una preparazione che nulla ha da invidiare a quella dei coetanei della scuola normale (anzi!).

E Mboko, sul lago Tanganica, dove sono andato da solo, perché ritenuto ‘idoneo’. Con gli amici congolesi di Charité pour Tous, a parlare  e rispondere con autorevolezza al saggio anziano presidente di uno degli 11 gruppi locali da loro seguiti, alla Messa in Swahili della quale nulla ho compreso se non che gli ultimi 45 minuti erano una specie di telegiornale di aggiornamento sulla vita di quella comunità cristiana e sulla situazione politico-sociale della regione e del paese. Imbarazzante e sconsigliabile la foresta in pantaloncini corti!

Infine, quale responsabile del settore Sostegno a Distanza di Incontro fra i Popoli, meravigliosa forma di cittadinanza globale, impossibile sarà per me dimenticare i volti dei ‘miei bambini’, dei ‘nostri bambini’, ai quali risulta offerta una determinante possibilità di riscatto dalle condizioni in cui si ritrovano ingiustamente confinati, nonché lo spirito e la carità che animano i nostri referenti e partner congolesi.