Dalle cooperative di Kathmandu ai gruppi di artigiani tra le montagne più alte del mondo, le realtà del Commercio Equo e Solidale in Nepal sono molte, e ognuna di esse porta con sé storie di fatica, di successi, di sfide e di coraggio. Sì, coraggio forse è il termine che più di tutti unisce queste undici organizzazioni che ho avuto la possibilità di visitare durante i miei tre mesi di stage in Nepal con Incontro fra i Popoli.

Sono partito nel novembre del 2011 con Gioia Bergamo, ansiosi e motivati per questa esperienza che sarebbe stata la nostra prima “sul campo”, dalla capitale Kathmandu e la sua periferia, alle campagne del sud del paese, alle zone di montagna della catena Himalayana per incontrare persone, ascoltare storie, conoscere esperienze e soprattutto entrare a contatto con queste organizzazioni del Commercio Equo e Solidale per capire cosa c’è dietro a quei prodotti che troviamo ogni giorno nelle botteghe del mondo delle nostre città.

In Nepal, uno dei paesi più isolati e poveri del continente asiatico, le organizzazioni del Commercio Equo e Solidale, hanno saputo da un lato ridare vita all’artigianato e ai prodotti tradizionali del Paese, e dall’altro sostenere migliaia di donne, artigiani e piccoli produttori nell’uscire da situazioni di povertà ed emarginazione. Il successo di queste esperienze di Commercio Equo si lega al coraggio di alcune persone che hanno creduto e credono su un commercio diverso, fondato sulla trasparenza e sulla giustizia, dove donne come Ramila, vedova senza famiglia con tre figli a carico, coppie come Srijana e Vishnu, entrambi malati di lebbra, o Krishna, ragazzo che non ha mai potuto frequentare la scuola, trovino spazio e rispetto per poter lavorare, studiare e contribuire alla crescita della propria società, tutte persone cui il tradizionale modello di commercio basato sul cieco consumismo non lascerebbe spazio.

Però se da un lato ho potuto apprezzare i successi di queste organizzazioni, dall’altra mi sono trovato di fronte a nuove sfide e difficoltà. Oggi, in un contesto di cambiamento globale, anche il commercio equo solidale sta cambiando, si parla di nuovi prodotti, dell’apertura al consumo di massa (supermercati e catene di ristorazione), e nuovi destinatari, rimettendo in gioco il concetto di Commercio Equo per come era nato più di sessant’anni fa. A questo si aggiunge la crisi economica che ha colpito i nostri Paesi, che sta mettendo in crisi anche il nostro voler essere solidali, optando sempre più spesso per prodotti meno cari, dimenticandoci che dietro questi prodotti marchiati Equo e Solidale ci sono storie di migliaia persone, che senza di esso sarebbero abbandonate ed escluse.

Dall’Europa al Nepal, dai consumatori ai produttori, diventa sempre più importante il soffermarci di più sulle nostre scelte, chiederci cosa vogliamo che il modello di commercio globale sia, cosa vogliamo far vedere al mondo. Oggi, come sessant’anni fa, anche di fronte alle difficoltà che la crisi economica ha portato nelle nostre vite quotidiane, noi cittadini e consumatori, come singoli e come società, abbiamo la possibilità di dimostrare che un modello diverso di commercio è possibile. E sto scrivendo tutto questo dall’Italia, dove un nuovo viaggio per capire cosa è il Commercio Equo e Solidale è iniziato.

 

Alex Pra1